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Volo libero

Volo libero

E volerò su onde d’argento
dipinte col riflesso della luna
spogliate d’ogni affanno
e d’ogni tempo.

E correrò in groppa ad un cavallo alato
perdendomi su quella esile linea d’orizzonte
che s’ammanta di tinte viola e lilla
in questo delicato crepuscolo.

E non sarò mai solo in questo viaggio
perché l’anima ascolta, l’anima freme
l’anima tace nel silenzio e tacendo parla –
nella notte, una qualsiasi notte, di luna e stelle.

E già domani

E già domani

La notte lenta sta scendendo anche stanotte –
e le stelle sembrano ballerine
in attesa di compiere anche questa notte
l’infinita ultima danza.

E ripenso a quante strade han percorso i passi –
a quante volte son stato bene, pura estasi, a volte deluso e disilluso
e ripenso ai sorrisi lungo il viaggio, le mani tesi
brezza placida sul cuore.

Ed ho capito ancora che la vita è scoperta
e che nulla è eterno – ma la bellezza è proprio lì
in quell’istante che andiamo a cercare
per dilatarlo nel tempo, all’infinito.

E se ti sembra che un libro si chiuda
non preoccuparti, né dolerti amico mio ma ama!
Si!
Ama ogni singolo attimo, desiderio, amore
perché un nuovo cuore già trepida e attende
lì, in quella pagina bianca che si chiama domani.

Dialogo notturno tra il sole e la luna

Dialogo notturno tra il sole e la luna

Una notte l’algida luna
si voltò a ponente e vide il sole
un sole invero stanco e distaccato
che da mattina al vespro avea tanto brillato.

“Dimmi mio caro amico a me sì caro
e tanto triste or che ti guardo,
cos’è che ti tormenta in questa notte
illuminata da stelle ed astri d’ogni fatta?”

Il sole non rispose ed indicò una stella
invero assai lontana e assai brillante
poi cominciò col suo vocione a postular:

“Vedi mia cara ed adorata luna
siam tanto lontani noi e le stelle
ma la luce del cuore ci unisce
così come in un forte abbraccio;
ma è anche vero che quando una di queste ti tradisce
la luce si spegne
e in quel tuo cuore
inevitabilmente
il raggio di luce che fino ad allora
con forza e grazia avea brillato
si spegne.
E cala il gelo.”

“E se la stella si rende conto dell’errore
oppure che quella fiammella mai si è spenta;
e la riaccende?”

“Vedi mia amata luna
quando io sorgo al mattino non mi chiedo
se mai sorgerò per l’uno o per l’altro.
E mai mi porrò il dilemma di fare distinzioni.
Ma per colui che questa mia semplice equità
più non intende
Io ci soffrirò, ci starò male.
Ma sono il sole e devo sorgere al mattino.
Così come tu sei la luna
e dovrai
con la bellezza dei tuoi raggi di neve
rilucere per chi t’ama e ti disprezza.
Per cui non darti tanta pena per me
e va
dormi
e tranquilla riposa
la notte è ancora lunga.
Io tra poche ore mi desterò
mi vestirò d’oro zecchino
e come sempre splenderò.
Io sono il sole.”

Al Castello di Pontes, il Poeta delle notti di luna

Al Castello di Pontes, il Poeta delle notti di luna

Poesia-racconto dell’eros di Caterina Sale e Massimo Baldi.

Questa poesia- racconto vuole essere allo stesso tempo una poesia con la struttura narrativa propria del racconto ed un racconto con la dolce musicalità e le intense emozioni insite nella Poesia. Narrativa intervallata da brevissime frasi, che staccano per un pochi istanti l’intreccio narrativo, ma senza distogliere, così come un breve respiro dentro i silenzi della notte.
Speriamo di entrare, con quest’Opera a quattro mani, nel cuore e nella mente di voi lettori con la leggerezza del lieve canto dell’usignolo e con la vigoria e l’impeto della forza del mare in burrasca.

Passeggiando in una fredda ed umida notte di novembre, nei pressi del vecchio Castello in cima alla Collina.
La leggenda narra che un tempo passato e dimenticato orde di fantasmi si aggirassero lì, in quelle stanze immense e spoglie.
Al piè della collina t’invito a visitare il castello, lo conosco bene.

“Non temere, dammi la mano e scaliamo la collina”.

I nostri passi sul selciato sono suoni silenziosi e senza eco baciati dalla luna e si fanno sempre più rapidi e profondi, come il nostro respiro, a mano a mano che ci avviciniamo al castello. Il lucore di una luce da una stanza; o fors’era il riflesso d’una stella?
E sul sentiero di pietra bordi d’oleandri rosa e bianchi, la luna un arcobaleno tra i fiori, ombre cinesi su di noi.

“Soffia fortissimo il vento – maestro , vai avanti e prendi la mia mano –“.

Il riflesso di una stella ci accompagna in alto alle rovine del castello.
Ti prendo dolcemente per mano e ti conduco verso le segrete stanze. Siamo nei pressi dell’ingresso e il portone è stranamente aperto.

“Non aver paura mia cara, stringiti a me e passiam dappresso a veder se anima viva regna in questo luogo sinistro e cupo”.

Ci son solo le mura di pietra, mi stringo forte a te e dall’alto guardiam lo spettacolo del panorama in basso, un quartiere di paeselli illuminati di antica storia, di ricca povertà ed immensa saggezza: la Baronia.
Mentre forti ci stringiamo, un refolo di vento soffia nei tuoi capelli e li scompiglia e, ancor prima che tu possa profferir parola, le mie labbra sulle tue labbra

“I tuoi occhi hanno stanotte la luce e il mistero delle stelle e rasentano le profondità del cosmo”.

Nascosti tra le mura, la notte s’inchina a noi, tra mani e capelli miei; mentre sul tuo viso pioggia di petali di rosa, le mie carezze.

“Sulle mie labbra fior di ciliegio, i tuoi baci”.

“Ti racconto del castello, non fantasmi ma antichi baroni che vissero le storie di quegli ameni luoghi”.

Una storia a colori raccontata da veste rosa e proiettata in bianco e nero; e tra un bacio e l’altro il morbido e soffice fruscìo delle canne.
Io ti ascolto rapito e improvvisamente scompare il freddo e se ne va il vento, i nostri corpi sono percossi da fremiti ed ardori; e in men che meno ci ritroviam a petto in fuori e scalzi sull’erba che profuma di muschio bagnato.
La collina diventa un vulcano, lava ardente siamo noi sulla terra che accoglie i nostri piedi e ci tiene per mano.
Divampa un nuovo incendio di passione ed i miei occhi ancor si chiudono.
Attimi di sogni, scorre un fiume di emozioni e sogni nelle braccia tua che mi stringon forte, lo spazio nel tuo cuore.
Le mura del castello non hanno più pareti, scompare anche il vulcano e lascia spazio ad un immenso incandescente magma che avvolge corpi ed anima e sembra un vortice che ci precipita all’inferno delle più tumultuose passioni. La tua pelle brucia e i tuoi occhi chiedono ancora baci, passione e amore. Una barca senza ormeggi in mare aperto, così alla deriva le nostre anime.

“Ladro d’amore, mi strappi l’anima, te ne impossessi con dolcezza, ne fai un tesoro nella collina dei quattro mori, terra vulcanica, emersa dal mare, tu il mio prezioso scrigno”.

Un unico bacio ed un abbraccio senza tempo accompagnano un lento oscillare di due anime sotto la luna colorata di rosa che corona la collina.
Nei tuoi meravigliosi occhi, che han la bellezza di Antares o Aldebaran o ancor della più bella stella che il cosmo conosca, io mi perdo ed annego dolcemente. I tuoi occhi sono lo scrigno di questa passione che non si placa, di questa sete che non si spegne.

“Chiedimi ancora e lunga sarà la notte” – mentre complice la luna ci guarda e plaude.

Le tue mani, spengon il buio, son albe su di me, luce la tua anima, sembra giorno. Semicosciente e confusa arpeggio sul tuo corpo, ne ascolto la tua melodia e ti chiedo ancora il buio, la notte eterna per sognare ancora.

“Ti chiedo che questi attimi non finiscano mai, questa poesia sì lieve che è un concerto di afflati”.

…E non c’è vento che asciughi i capelli ed i corpi grondanti di sudore…

“Giammai si fermeranno questi attimi d’estasi e lunga sarà la nostra notte, l’eterna notte qui, al Castello diroccato sopra la collina”.

E non c’è sole che voglia nascere. Spazio alla luna, alle stelle ed il creato ad ammirar di noi, noi che ancor ci baciamo e forsennatamente ci vogliamo per rendere eterno questo attimo che sa soltanto di passione e d’infinito!
Come corde d’un violino vibra finanche a collina, commosso il cielo piange lacrime di pioggia.
Continua l’amore, la passione fra le rovine di un castello, nella leggenda dei fantasmi dei baroni mentre s’ode frattanto un lieve, lievissimo fruscìo di “Canne al vento”.

Specchio di me stesso

Specchio di me stesso

Se avessi
uno specchio
ci guarderei
attentamente
eliminando
le sottili incongruenze
le sterili apparenze
e scoprirei
come in un sogno
il vero me stesso
spazzando via
l’ego ridondante
e ridendo di me stesso
finalmente
giocando con gli splendidi
difetti, i miei limiti evidenti
perché
a pensarci bene
son Io parte di essi stessi

Io, questo mio vero me stesso.

Notte d’amore con una geisha

Notte d’amore con una geisha

E nell’ultimo bagliore del sole che affonda
anche l’animo scivola lento, sereno
e quieto s’abbandona –

e alla prima luna che mi scruta complice
io offro gerle colme di stelle del cielo d’agosto

e scivoliamo nel talamo nostro dorato
lontano dal mondo
lassù nel cielo stellato

in cui mi perdo adesso nei tuoi respiri
nelle tue trecce d’argento
nei tuoi incessanti moti d’amore.

Così fino all’alba,
avvinti
fino al prossimo sole nascente.

Il tuo nome è Luna di Primavera
eri una geisha
l’artista

ed io amo
la tua nostalgia velata
e soltanto a me nuda, svelata.

Ma si, dai, tanto non capirebbero, gli altri, il mondo…
per tutti sei soltanto “la donna del crepuscolo”.

Desiderio

(un’altra dedica alla mia compagna di vita: la luna, l’astro splendente e la mia compagna, condividono molte caratteristiche tra cui dolcezza, passione e quieta complicità, coi favori della notte; l’amore è un ceppo sempre ardente nel camino delle passioni)

Desiderio

Luna selvaggia
ti cerco e trovo trafelato
nel buio della convulsa notte

Luna bollente
il tuo respiro di fuoco mi sfiora nei recessi
io re nudo innanzi a te

Luna dolcezza
se potessi rimarrei con Te in Eterno
noi destati dall’esile primo raggio

Luna dormiente
or ti cullo nei miei sogni
e t’ammanto di spasmodici pensieri.

Giuramento alla luna

Giuramento alla luna

Affacciato alla finestra

ti ho cercato

nelle oscurità del buio più profondo.

Assonnato alla finestra

ti ho trovato

nel corteo festoso delle stelle.

Abbracciato ai tuoi seni

ti ho amato

in questa notte che mai più grande amor fu narrato.

Strette le mani mie alle tue

bianchi fiori come neve di febbraio –

ti ho giurato

che mai da te sarò lontano nella notte –

io t’amo.

Onde

Onde

Uggia nella notte, il mare

seco portando echi di stanche memorie

sulla nuda roccia frattanto

s’infrange la fragorosa onda.

Lento fluisce il pensiero

ai misteriosi consessi delle stelle

lor affidato il mio dolce sentire –

rimorso, vagheggiamento e Fato.

Or che la più amata ora era perduta

nel moto incessante dei pianeti

e nella frenetica espansione

delle galassie tutte

io mi placo e fremo

nella magia di quel tuo primo bacio

che aggrappato all’onda di risacca

fugge via lontano  –

ansante; e nel sospirar dei levigati scogli

soavemente dorme e cullasi beata.