Al Castello di Pontes, il Poeta delle notti di luna
Poesia-racconto dell’eros di Caterina Sale e Massimo Baldi.
Questa poesia- racconto vuole essere allo stesso tempo una poesia con la struttura narrativa propria del racconto ed un racconto con la dolce musicalità e le intense emozioni insite nella Poesia. Narrativa intervallata da brevissime frasi, che staccano per un pochi istanti l’intreccio narrativo, ma senza distogliere, così come un breve respiro dentro i silenzi della notte.
Speriamo di entrare, con quest’Opera a quattro mani, nel cuore e nella mente di voi lettori con la leggerezza del lieve canto dell’usignolo e con la vigoria e l’impeto della forza del mare in burrasca.
Passeggiando in una fredda ed umida notte di novembre, nei pressi del vecchio Castello in cima alla Collina.
La leggenda narra che un tempo passato e dimenticato orde di fantasmi si aggirassero lì, in quelle stanze immense e spoglie.
Al piè della collina t’invito a visitare il castello, lo conosco bene.
“Non temere, dammi la mano e scaliamo la collina”.
I nostri passi sul selciato sono suoni silenziosi e senza eco baciati dalla luna e si fanno sempre più rapidi e profondi, come il nostro respiro, a mano a mano che ci avviciniamo al castello. Il lucore di una luce da una stanza; o fors’era il riflesso d’una stella?
E sul sentiero di pietra bordi d’oleandri rosa e bianchi, la luna un arcobaleno tra i fiori, ombre cinesi su di noi.
“Soffia fortissimo il vento – maestro , vai avanti e prendi la mia mano –“.
Il riflesso di una stella ci accompagna in alto alle rovine del castello.
Ti prendo dolcemente per mano e ti conduco verso le segrete stanze. Siamo nei pressi dell’ingresso e il portone è stranamente aperto.
“Non aver paura mia cara, stringiti a me e passiam dappresso a veder se anima viva regna in questo luogo sinistro e cupo”.
Ci son solo le mura di pietra, mi stringo forte a te e dall’alto guardiam lo spettacolo del panorama in basso, un quartiere di paeselli illuminati di antica storia, di ricca povertà ed immensa saggezza: la Baronia.
Mentre forti ci stringiamo, un refolo di vento soffia nei tuoi capelli e li scompiglia e, ancor prima che tu possa profferir parola, le mie labbra sulle tue labbra
“I tuoi occhi hanno stanotte la luce e il mistero delle stelle e rasentano le profondità del cosmo”.
Nascosti tra le mura, la notte s’inchina a noi, tra mani e capelli miei; mentre sul tuo viso pioggia di petali di rosa, le mie carezze.
“Sulle mie labbra fior di ciliegio, i tuoi baci”.
“Ti racconto del castello, non fantasmi ma antichi baroni che vissero le storie di quegli ameni luoghi”.
Una storia a colori raccontata da veste rosa e proiettata in bianco e nero; e tra un bacio e l’altro il morbido e soffice fruscìo delle canne.
Io ti ascolto rapito e improvvisamente scompare il freddo e se ne va il vento, i nostri corpi sono percossi da fremiti ed ardori; e in men che meno ci ritroviam a petto in fuori e scalzi sull’erba che profuma di muschio bagnato.
La collina diventa un vulcano, lava ardente siamo noi sulla terra che accoglie i nostri piedi e ci tiene per mano.
Divampa un nuovo incendio di passione ed i miei occhi ancor si chiudono.
Attimi di sogni, scorre un fiume di emozioni e sogni nelle braccia tua che mi stringon forte, lo spazio nel tuo cuore.
Le mura del castello non hanno più pareti, scompare anche il vulcano e lascia spazio ad un immenso incandescente magma che avvolge corpi ed anima e sembra un vortice che ci precipita all’inferno delle più tumultuose passioni. La tua pelle brucia e i tuoi occhi chiedono ancora baci, passione e amore. Una barca senza ormeggi in mare aperto, così alla deriva le nostre anime.
“Ladro d’amore, mi strappi l’anima, te ne impossessi con dolcezza, ne fai un tesoro nella collina dei quattro mori, terra vulcanica, emersa dal mare, tu il mio prezioso scrigno”.
Un unico bacio ed un abbraccio senza tempo accompagnano un lento oscillare di due anime sotto la luna colorata di rosa che corona la collina.
Nei tuoi meravigliosi occhi, che han la bellezza di Antares o Aldebaran o ancor della più bella stella che il cosmo conosca, io mi perdo ed annego dolcemente. I tuoi occhi sono lo scrigno di questa passione che non si placa, di questa sete che non si spegne.
“Chiedimi ancora e lunga sarà la notte” – mentre complice la luna ci guarda e plaude.
Le tue mani, spengon il buio, son albe su di me, luce la tua anima, sembra giorno. Semicosciente e confusa arpeggio sul tuo corpo, ne ascolto la tua melodia e ti chiedo ancora il buio, la notte eterna per sognare ancora.
“Ti chiedo che questi attimi non finiscano mai, questa poesia sì lieve che è un concerto di afflati”.
…E non c’è vento che asciughi i capelli ed i corpi grondanti di sudore…
“Giammai si fermeranno questi attimi d’estasi e lunga sarà la nostra notte, l’eterna notte qui, al Castello diroccato sopra la collina”.
E non c’è sole che voglia nascere. Spazio alla luna, alle stelle ed il creato ad ammirar di noi, noi che ancor ci baciamo e forsennatamente ci vogliamo per rendere eterno questo attimo che sa soltanto di passione e d’infinito!
Come corde d’un violino vibra finanche a collina, commosso il cielo piange lacrime di pioggia.
Continua l’amore, la passione fra le rovine di un castello, nella leggenda dei fantasmi dei baroni mentre s’ode frattanto un lieve, lievissimo fruscìo di “Canne al vento”.