Silenziose ore.
Nella follia di una canzone disperata
si dissolve un ritmico mormorar di pini
sino all’onde frangenti le fredde scogliere –
le taglienti lame.
Silenziose ore.
Nel lucore di sottili opalescenze
si perde il compiaciuto sguardo della luna
fino alle lontane stelle, lor del cosmo fior
di gelsomini.
Silenziose ore.
Nella mancanza tua quivi me accanto
si ricompone e mi sfiora il ricordo
di quel sapore antico e dolce che sale – sino alle labbra –
le tue sapienti brame.
Silenziose ore.
I rintocchi dell’alba ci pressano, mio amore!
Ogn’ora, ogni cielo e le magnolie che recai serbali stretti
serra le mani e inspira la muliebre brezza –
è già mattino, ormai.